IMPIANTI TLC: IL NUOVO DECRETO PNRR APPRODA IN AULA SENATO CON ULTERIORI SEMPLIFICAZIONI CHE UMILIANO GLI ENTI LOCALI – A.N.C.I. SI ASTIENE E ABBANDONA I COMUNI AL LORO DESTINO!

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Già al suo approdo in Consiglio dei Ministri il, nuovo decreto di attuazione del PNRR, DL 13/2023, conteneva incisivi provvedimenti di semplificazione a beneficio dell’industria delle TLC, nel facilitare le procedure autorizzative degli impianti di telefonia mobile.
La Commissione Bilancio del Senato, i cui lavori sul testo del decreto si sono conclusi il 6 aprile scorso, ha ulteriormente semplificato l’iter, incidendo perfino sulla tempistica degli enti locali, che si sono visti ridurre drasticamente i termini del silenzio/assenso.
Pertanto, grazie a questo ennesimo colpo d’accetta, con cui vengono sottratte agli enti locali preziose garanzie di tutela, per realizzare un’antenna, traliccio o torre di telefonia mobile:
  1. vengono meno i vincoli per le autorizzazioni sismiche anche per gli impianti di ultima generazione (5G, microcelle collocate ovunque, indoor e outdoor);
  2. cadono i vincoli per le autorizzazioni paesaggistiche;
  3. i tempi di autorizzazione subiranno una decisa contrazione, passando da 90 a 60 giorni, dopo i quali scatta il c.d. silenzio/assenso;
  4. i permessi, le concessioni e le autorizzazioni sono prorogati di 24 mesi;
  5. sono prorogati fino a tutto il 2026 le licenze d’uso per frequenze relative alla tecnologia 5G.
Infine, appare gravissima la disposizione che limita la facoltà dei Comuni di avvalersi di regolamenti per gestire in forma virtuosa la localizzazione delle antenne, condizionandola all’applicazione delle norme del codice delle comunicazioni elettroniche (art. 18, comma 8). Ciò equivale ad introdurre una decisa sudditanza della legge quadro sull’inquinamento elettromagnetico (L. 36/2001) al Codice che prescrive le autorizzazioni (D.Lgs. 259/2003), nel senso che le funzioni del primo sono condizionate dal secondo. E tale asservimento si inquadra in una logica di favore per la lobby delle tower company, equiparate a tutti gli effetti alle aziende che erogano i servizi di telefonia mobile.
Il deprimente epilogo, evocato dallo scellerato intervento legislativo, pertanto aggrava ancor più il profilo di competenze in capo agli enti locali, sui quali pendono già numerose incombenze e responsabilità sulla cura del territorio.
Ma l’aspetto più imbarazzante è dato dalla inqualificabile inerzia di ANCI, che, per status istituzionale, dovrebbe difendere a spada tratta i comuni e le loro prerogative.
Ebbene, ANCI, nel documento di osservazioni ed emendamenti depositato in Commissione, non ha fatto alcun cenno all’ennesimo scempio commesso in sede normativa ai danni degli enti locali, mentre UNCEM, l’Unione dei comuni montani, si è spinta addirittura ad invocare l’innalzamento dei limiti elettromagnetici, dagli attuali 6 V/m a 50 V/m, “al fine di cogliere appieno le potenzialità dello sviluppo della tecnologia 5G in ogni area del Paese”.
E’ chiaro che lo scenario sopra rappresentato evoca, per gli enti locali, un clamoroso abbandono al loro destino da parte delle associazioni nazionali di categoria, aprendo un fronte inedito di discussione, sulla opportunità che i comuni vengano ancora “rappresentati” da quei soggetti in sede istituzionale!
Domani, 12 aprile, il decreto, come modificato in pejus, approderà in Aula, ove, purtroppo, potrà solo essere ulteriormente peggiorato!
Dott. Giuseppe Teodoro - Vice presidente di Ecoland - www.ecolanditaly.it
Consulente delle amministrazioni comunali per le politiche di gestione territoriale delle infrastrutture di comunicazione elettronica
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